OCCUPATA VILLA DE LUCA!

 

AGLI/ALLE ABITANT* di VIA NUOVA SAN ROCCO


Finalmente il palazzo torna a VIVERE… e noi troviamo CASA!

Siamo un gruppo di persone che cerca casa. Un gruppo di persone che da anni paga affitti in nero, subisce ricatti di ogni tipo, costretto a lavoretti malpagati e senza garanzie, che spesso e volentieri viene sfrattata di punto in bianco.

Siamo persone, giovani, che non hanno prospettive di lavoro stabile, molti di noi sono laureati, altri stanno ancora studiando, e di certezze non ne vediamo neppure da lontano.

Siamo alla ricerca di una stabilità abitativa, sono mesi che, quanto più ci sentiamo affossati dalla “crisi economica”, tanto più notiamo che questa città è piena di edifici abbandonati. E proprio mentre noi proviamo a guadagnarci il “pesone”, il Comune svende i suoi immobili, cioè quelli pubblici, quegli spazi che dovrebbero essere di tutti quelli che ne hanno bisogno!

Abbiamo aperto fino ad ora due spazi, mostrato con le nostre telecamere lo stato di abbandono in cui versano le strutture pubbliche inutilizzate, mentre gli abitanti di questa città vivono una vera e propria emergenza abitativa. La casa è un diritto che dovremmo avere garantito, ma in questa città si parla un’altra lingua. Fanno finta di non capirci, ci dicono che se li votiamo i problemi si risolvono, non sanno che alle chiacchiere noi non ci abbiamo mai creduto e non ci crederemo certo ora: non votiamo nessuno, noi guardiamo ai fatti.

Siamo entrati adesso in questo nuovo edificio, chiuso da dieci anni, in uno stato di abbandono imbarazzante. Da oggi abitanti di questo quartiere!

NON CHIEDIAMO IL FUTURO,

CI RIPRENDIAMO IL PRESENTE!

 

Magnammece ‘o pesone – occupiamo il sole!

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Ebbene, abbiamo occupato il Sole. Non perché siamo megalomani, ma perché il nostro sangue, il nostro tempo, la nostra aria ci vengono tolti giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. Senza risarcimento alcuno.

Ci siamo presi il sole perché serviva fare luce, brancolavamo nel buio. Lo conoscete il buio? E’ quando ti dicono che devi prestarti al gioco della compravendita del tuo tempo di vita, quando non capisci bene perché, ma la tua giornata si svolge tra una biblioteca, la fatiscente stanza di appartamento di qualcuno che s’è preso tutti i tuoi soldi per “ospitarti”, il lavoro al pub per dodici ore, che grazie alle mance ti darà la possibilità di un pasto caldo il giorno dopo.  Oppure quando ce l’hai fatta: l’obiettivo-laurea t’ha fatto andare avanti come un mulo. Poi, il buio. E pensi ai tuoi genitori che ti dicevano – e ci credevano!- che ogni sacrificio sarà ben pagato. E pensi a quanto, piuttosto, TU hai pagato. Non solo: a quanto paghi e a chi ci guadagna. No, non ci stiamo. A noi piace la luce. I colori. Non ci vogliamo stare più nel buio, nella giungla del lavoro  “a progetto”, “contratto a rinnovo ogni tre mesi”, nell’assenza di garanzie per l’affitto, per poter pensare al mutuo, ai tempi e alle spese della maternità o della paternità. Il sindacalista dice che è dalla tua parte, mentre il sindacato firma i più ignobili accordi. I tuoi amici dall’estero ti parlano di una cosa che si chiama “welfare”, che qui sembra non avere nessun significato. E il governo di turno si affanna a spiegare l’importanza di salvare i mercati. Ma chi sono questi signori mercati? Perché dovremmo salvarli, se sono proprio loro a toglierci tutto?

Nel cuore del centro storico, nei nodi delle contraddizioni, apriamo spazi di felicità. Per vivere assieme in un altro modo, per riprenderci pezzi di ciò che è nostro senza aspettare che ci cada dall’alto. Per mettere in scacco chi crede di poter speculare all’infinito sulle nostre energie. Perché crediamo che nel quadro odierno debba esserci garantito un reddito di base e incondizionato e che il diritto all’abitare sia il primo passaggio verso il ripensamento delle politiche sociali. Parliamo di ciò che ci è vitale, nostri bisogni e desideri. In termini concreti: sanità, trasporti, casa, istruzione. Ma anche il diritto ad una vita basata non più su lavoro, famiglia, profitti. E’ il diritto a vivere il presente. Da adesso sarà solo questo a determinare il nostro modo di abitare la città.