17 dicembre 2012

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“Magnammece ‘o pesone!”, il movimento occupa un edificio dismesso. Vogliono farci uno studentato

Durante la notte d’arte un edificio a due passi dal Policlinico è stato occupato dagli studenti

Di   Pasqualino Bellotta , pubblicato Lun, 17/12/2012

“Magnammece ‘o pesone” suona come un ossimorico richiamo all’altro detto, quello che in dialetto ha a che fare col limone. Pare un po’ il motto di chi il limone non se lo vuole mangiare. Si tratta di un gruppo di persone, perlopiù studenti. Come si capisce dal nome, si battono per l’ ‘alloggio senza affitto’, almeno per chi studia. Pongono la questione dell’emergenza abitativa nel centro storico. Contro la speculazione degli affitti a nero, troppo onerosi. Non chiedono un alloggio per sé (o non solo), ma l’alloggio come diritto. Uno dei diritti. Dopo il diritto allo studio e quello alla mobilità, c’è quello all’alloggio, dicono, il diritto ad abitare. E forse nemmeno in questo ordine di priorità, ammesso che ci sia un ordine.

Agiscono poche ore prima che la Notte d’Arte invada le strade del centro, nel pomeriggio di sabato 15, e lo fanno occupando uno stabile di proprietà della Seconda Università, nei pressi delPoliclinico vecchio. Siamo a via Luigi De Crecchio n. 12, un attimo prima che la strada diventi via del Sole. È la solita storia, pare: iniziano i lavori per adibire uno spazio a uso pubblico (un ambulatorio in questo caso); i lavori si fermano per mancanza di fondi, nonostante siano stati puntualmente foraggiati con generoso supplemento alle spese inizialmente preventivate; l’edificio si chiude fino a nuovo ordine, nascondendo dietro le sue porte quelle risorse che sarebbero potute andare altrove.

Nasce una contraddizione, alta quattro piani. Di certo non l’unica nel centro.

Lo stabile è dismesso e inutilizzato dal 2009 ad oggi, e i ragazzi affermano d’aver trovato nell’edificio documenti che lo attestano. Ce ne sono altri in questa strada. Nei due piani ristrutturati e negli altri due ancora da completare vogliono realizzare uno studentato, l’idea è questa. Una folta rappresentanza del movimento si è spostata, lunedì mattina, dal presidio occupato alla sede del rettorato. Cori, striscioni e anche un colloquio di un piccolo gruppo col rettore Francesco Rossi. L’incontro si è però concluso con un nulla di fatto. Linguaggio amministrativo e linguaggio dell’ideale difficilmente si parlano.

Non so se questo è il luogo ottimale per uno studentato, o se lo diventerà mai (la campagna prevede fin da subito l’apertura di uno sportello casa operativo). Fatto sta che l’iniziativa tocca un nervo scoperto (solo 237 alloggi attualmente garantiti dagli atenei napoletani). Più alloggi, trasporti funzionanti, borse di studio in numero soddisfacente. Questo chiedono i ragazzi del pesone e altri gruppi. La protesta si inserisce entro il solco dei sommovimenti che scuotono la città e si sviluppano, alimentati dal disagio, proprio in quest’ultimo periodo. E nascono da servizi calpestati e mal funzionanti, alloggi in numero irrisorio rispetto al reale bisogno, borse di studio ridotte all’osso, trasporti in ginocchio. E mentre stridono le faccine degli studenti felici sul sito internet dell’A.Di.S.U (Ciao, mi chiamo Sandra, e sono iscritta a Giurisprudenza. Con la borsa – quale borsa!? – ho dato valore al mio studio!), palazzoni fatiscenti si innalzano nella città, simbolo della contraddizione e dello spreco. Quel simbolo si colpisce, è ovvio, perchè incarna quello spreco. La speranza è che si vada oltre.

Durante l’occupazione a via De Crecchio, a Bagnoli si occupava l’ex deposito Anm. Le destinazioni sembrano differenti, ma la dimensione è la stessa. Il gaio clima d’inclusiva socialità che si spandeva dolcemente per il centro durante la Notte d’Artenascondeva tutto questo. E il pentolone ancora ribolle.