3 gennaio 2013

Napoli, il comune vende case,
uffici e chiese per fare cassa

Piano da 600 milioni per recuperare risorse
In campo la Napoli Servizi per le dismissioni
di Gerardo Ausiello
NAPOLI – Addio alla Romeo ma non al piano delle dismissioni. Il Comune affida a Napoli Servizi il difficile compito di mettere a reddito lo sconfinato (e ancora nascosto) patrimonio immobiliare.

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Un’operazione da 600 milioni di euro in poco più di tre anni. È la sfida lanciata dalla giunta che l’ultimo giorno del 2012 ha approvato due delibere definite dal sindaco Luigi de Magistris «rivoluzionarie»: dopo 22 anni cala così il sipario sulla gestione privata e inizia quella pubblica.

Per Napoli Servizi la strada appare in salita. La società guidata da Antonio Saturnino e Dario Scalella è infatti chiamata a fare subito cassa. Per riuscirci, la partecipata (100 per cento di proprietà del Comune) punterà su un tesoro costituito da caserme, palazzi, alloggi di edilizia popolare ma anche da ville, terreni, persino chiese e conventi. Qualche esempio? In primis l’edificio di via Verdi che ospita il consiglio comunale: costato all’ente 34 milioni, è finito nel mirino della magistratura contabile. Nel lungo elenco figura anche il fabbricato dell’ex Anagrafe di piazza Dante, da tempo inutilizzato. Stesso copione per gli uffici comunali dei servizi sociali in viale Duca D’Aosta a Marano, che valgono oltre 3 milioni: il Comune non incassa i canoni da anni e attualmente i crediti vantati ammontano a 600mila euro.

L’amministrazione conta poi di recuperare risorse dall’ex convitto San Paolo a Pozzuoli e da villa Cava a Marechiaro, assegnata ad un’associazione che non ha eseguito i necessari interventi di restauro. Si cercano acquirenti, inoltre, per sei appartamenti a palazzo Cavalcanti in via Toledo, per un intero edificio a Materdei (2,5 milioni) e per l’ex scuola D’Annunzio alle spalle di via dei Mille, classificata dagli uffici del Patrimonio come rudere ma con un valore di 2,7 milioni.

Il passaggio di consegne avverrà in primavera: «La Romeo resterà in campo fino ad aprile per completare le procedure di vendita già avviate. Poi scatterà la gestione in house – spiega l’assessore Bernardino Tuccillo – Ci concentreremo anche sul fronte delle occupazioni abusive». Spetterà quindi a Napoli Servizi decidere se avvalersi successivamente della collaborazione di soggetti privati o proprio della stessa Romeo. In parallelo la società dovrà occuparsi anche della manutenzione degli alloggi di edilizia popolare. È tutto nero su bianco nella delibera di proposta al consiglio comunale che prevede un primo step di sei mesi, fino a giugno 2013.

La scommessa è ambiziosa: «Siamo convinti di poter risparmiare fino al 70-80 per cento rispetto ai costi attuali», assicura Tuccillo. A conti fatti, tra contratto di servizio, spese di manutenzione e contenzioso l’obiettivo è recuperare circa 10 milioni all’anno. Peraltro, proprio grazie a questi compiti si potrà scongiurare la chiusura di Napoli Servizi altrimenti sancita dalle norme sulla spending review. L’incognita principale resta però legata al know how, come sottolineato dal sindaco: «I primi tempi non saranno facili. Dovremo formare il personale, avviare un monitoraggio del patrimonio, stabilire gli interventi da effettuare. Ma abbiamo adottato un principio fondamentale, ovvero che la casa è un bene comune così come l’acqua, l’ambiente, il trasporto pubblico mentre oggi la tendenza è privatizzare anche la coscienza delle persone. In questo senso consegneremo presto nuovi alloggi per le fasce deboli».

Non mancano le critiche di de Magistris ai suoi predecessori: «Per effetto della transazione con la Romeo abbiamo evitato il default e chiuso una fase delicata che non ci apparteneva per come era stata costruita dalle amministrazioni precedenti. Ciò nonostante le forti pressioni che ci sono state in città allo scopo di mantenere la situazione immutata».